Titolo originale: Ensaio sobre a Cegueira.
Anno: 1995
Cosa succederebbe se domani mattina, al volante della nostra auto, fermi ad un semaforo, ci ritrovassimo improvvisamente ciechi?
Questo è l'enigmatico inizio del romanzo di Saramago, edito nel 1995.
La storia è da subito interessante: un uomo si ritrova cieco, e con lui nel giro di poco tempo anche tutte le persone con cui è entrato in contatto dopo lo spiacevole evento.
E così questo misterioso "mal bianco" avvolge in un vortice tutti gli abitanti della città e del mondo.
Inutile sono i tentativi da parte del governo di fermare l'epidemia: non si sa come curarla o prevenirla perché nessuno sa cosa sia. Fra i primi contagiati c'è anche un medico a cui il primo cieco e la moglie si erano rivolti, e con lui anche la moglie del medico, che, astutamente, finge di essere cieca solo per poter restare accanto al marito.
I primi malati, infatti, vengono prontamente messi in quarantena in un vecchio manicomio abbandonato e così questi sventurati si ritrovano a vivere un'esperienza che cambierà le loro vite.Essi non possono nè uscire nè ricevere visite, rimarranno segregati in quella prigione per il bene loro e della società. Questo è quello che una voce ripete loro ogni giorno alle 18. Ma le razioni di cibo si fanno scarse e la convivenza difficile.
Da poche decine che erano all'inizio col passare delle settimane il numero aumenta, fino a superare i duecento.
Relegati in uno spazio estraneo, mal funzionate e poco igienico i protagonisti entrano in relazione fra loro, facendo regredire l'intera umanità a uno stato animalesco, dove i bisogni primordiali prevalgono sulla comune decenza e rendono l'uomo privo di spirito di collaborazione.
In questo sprofondare verso il basso il lettore assiste a scene degradanti e deplorevoli: omicidi, violenze, soprusi, indifferenza, impotenza. Saramago accompagna il lettore in questo viaggio e sembra quasi sussurrargli all'orecchio la domanda: riuscirà l'uomo a rialzarsi da questa degradazione e a recuperare la sua umanità?
La risposta si fa un po' attendere, ci vogliono circa duecento pagine di squallore per arrivare ad intravedere la via di fuga da quell'inferno.
Dopo la violenza sessuale che le donne hanno dovuto subire per procurarsi un po' di cibo, una di loro riesce ad appiccare il fuoco allo stabile e così spinti dalla paura delle fiamme questo branco di ciechi si spingono verso l'uscita e scoprono con grande stupore che non ci sono più i soldati a presidiare l'uscita. Non c'è più nessuno.
E così escono, ma quella che sembrava la fuga verso un mondo felice e libero si rivela ben presto un'altra prigione.
é allora che il gruppetto di cechi iniziale scopre che al mondo tutti sono diventati ciechi.
Tutti, tranne la moglie del medico.
Eroina singolare e fuori dagli stereotipi, questa donna sulla cinquantina è a mio parere la protagonista indiscussa di tutto il romanzo.
Lei è l'unica vedente in un mondo di cechi e si ritrova a dover accudire i suoi compagni di sventura con filiale affetto.
é lei che da sola riesce a procurare del cibo per i sei compagni ( la donna con gli occhiati scuri, il bambino di cui si occupa fin da quando era nel manicomio, il medico, il primo cieco, la moglie e il vecchio orbo) ed è sempre lei che riesce a tenere unito il gruppo e che lo guida nelle strade della città.
Accompagnati da un cane che "asciuga le lacrime", questi sciagurati riescono a costruire un piccolo nido confortevole nella casa del medico e consorte e riescono a ricreare un ambiente familiare dove, appagati ormai i bisogni fisici, ricompare l'amore nella veste di un'anticonformista ed inusuale relazione fra il vecchio e la ragazza con gli occhiali scuri.
E così, finalmente, Saramago ci offre la tanto attesa risposta alla domanda di prima: Sì, l'uomo riuscirà a tornare degno di tale nome.
Quando oramai sembrano essersi abituati a vedere con le dita e non con gli occhi, ecco che da dove era venuta la cecità scomparve e di nuovo fu la vista.
Ho trovato questo romanzo da un lato carente dal punto di vista razionale ( la cecità non viene spiegata e mancano alcuni nessi logici) ma dall'altro molto razionale e realistico ( a tratti in troppo) per quanto riguarda i comportamenti umani e lo sviluppo sociologico della vicenda.
E, in fondo, dovendo scegliere, siamo proprio sicuri che in un romanzo del genere, illogico fin dalla prima pagina, ciò che conta è la spiegazione razionale e scientifica di ogni passaggio?
A mio parere con questo romanzo Saramago si riconferma, ancora una volta, un genio indiscusso della letteratura internazionale.